PARMENIDE

Parmenide (515 ca. - 440 ca. a.C.) si chiede come raggiungere la verità e sostiene la coincidenza di essere, pensiero e linguaggio ed attribuisce un assoluto primato al pensiero sui sensi. Nel suo poema "Sulla natura" la dottrina dell'essere è introdotta dalla riflessione sulle varie vie della ricerca filosofica. Le due possibili vie della ricerca da lui ammesse sono così espresse: "L'essere è e non può non essere; il non essere non è e non può essere". L'unica corretta è la prima via, infatti del non essere non possiamo neanche avere un'idea. La distinzione tra pensiero e conoscenza sensibile si sovrappone a quella tra essere e non essere. L'opinione rappresenta invece una terza, fallace ed imperfetta via, che va subordinata a quella del pensiero. Le caratteristiche dell'essere sono quelle di una realtà perfetta ed immutabile. Esso è ingenerato ed imperituro; vive in un eterno presente; non ha una fine né un inizio, è continuo, unico ed indivisibile; è immobile, finito e sferico. Parmenide fu il fondatore della scuola di Elea, dove ebbe vari discepoli, il più importante dei quali fu Zenone. Il metodo usato dagli eleati fu la dimostrazione per assurdo.

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